giovedì 20 ottobre 2011

Da Michelangelo a Louis Vuitton, viaggio nella mia mente!

Se si osservano da una distanza ravvicinata le opere scultoree di Michelangelo, con una attenta osservazione si noterà che presentano lungo i margini soprattutto nella zona del piedistallo una lavorazione che via via subisce una minore accuratezza lasciando ben visibili i segni grezzi dello scalpello, l'artista lasciava incompiute di proposito alcune piccole porzioni della pietra. Michelangelo ci offre  la possibilità di cogliere le fasi di lavorazione del blocco marmoreo, dandoci la commovente possibilità di  trovarci, quasi, difronte al blocco di pietra durante le fasi di lavorazione, come se fossimo stati li ad ammirare l'artista all'opera.
Questa "stranezza" è conosciuta agli esperti del settore come  tecnica o poetica del "Non-finito". Il grande artista amava lasciare non concluse, non levigate totalmente le sue opere per dimostrare da una parte la sua idea che la figura il corpo plastico è già presente all'interno del blocco di marmo dentro la materia, l'artista ne intuiva la forma....e si limitava a tirarla fuori, farla partorire dalla pietra eliminando il superfluo. In una lotta costante tra forme e in-forme tra spirito e materia
Un ulteriore registro interpretativo riflette sul concetto secondo cui lo scultore creando imitava l'atto creativo divino, ma non essendo Dio non poteva eguagliare la perfezione creativa.
Le sue sculture sono perciò volutamente imperfette, il concetto del non finito di Michelangelo trova massima espressività  in alcune opere rimaste incompiute dove è straordinario notare l' assoluta modernità di quei blocchi di marmo.
Ricordo che quando vidi per la prima volta un'opera come la Pietà Rondanini, che pochi conoscono, rimasi rapito dalla sua carica emotiva e dalla sua modernità tanto che  potrebbe passare assolutamente come un opera attuale e posta in un museo di arte moderna o contemporanea nessuno la farebbe risalire  al  Rinascimento. Più dei lavori della Cappella Sistina più del celeberrimo David, quest'opera mi ha rapito cuore e anima.
La scelta di rendere imperfetto quello che lui, e pochi altri come lui potevano creare perfetto mi ha sempre fatto commuovere. l'essere sfuggita alla sua conclusione poi, causa la morte del artista l'ha resa "ancora più unica."
Parlo di questo oggi, celebro l'imperfezione, il diverso, celebro l'eccezione.
Sorrido di quelli che si vogliono omologare che si illudono che basta rifarsi le tette o il naso come la star di turno per sentirsi belli e fighi. Donne con gli zigomi sempre più alti e le bocche stratosferiche.
benché non sono per nulla contrario alla chirurgia estetica non mi piacciono gli eccessi ne le omologazioni.
Se mi guardo in giro ad esempio tante ragazze portano tutte lo stesso tipo di borsa che so..il bauletto di Louis Vuitton per dirne una.. il 90% di loro poi indossa un imitazione da bancarella e siamo al limite del comico quando tutte sanno che porti un falso come la loro, ma tutte fanno finta di nulla secondo un tacito accordo e quella sfigata che la compra originale si deve dare un gran da fare per convincere le altre che indossa quella vera! ma la tragedia più grave è che sono capaci di spendere 500 euro per una borsa ma non sono capaci di informarsi che si pronuncia elidendo la esse finale di "louis"!
Se poi mi capita di andare a ballare in qualche locale gay è la fine.... anche qui il 90% dei finocchi è vestito nella stesica identica maniera! barba, capelli rasati ai lati e lasciati più lunghi sopra, che quando ho visto il taglio le prime volte mi era piaciuto ma adesso quasi da non rivolgergli la parola! poi altra costante K è il  papillon del cazzo...
Dico tutti ora cò sta farfalla al collo che se non hai lo stile giusto la classe innata sembri ridicolo! e fai lo stesso effetto di  una che batte in tangenziale che sò... con una collana di perle?
e poi tutti con l'Iphone senno puoi anche ammazzarti o andare ingiro col tacs del '97 che è uguale,  non sei degno di nota e cosi via....
e tutti coi calzoni strettissimi che neanche Maicol del gf! e portati  rigorosamente arrotolati alla caviglia.
Insomma tutti copiano tutti seguono tutti sentendosi  unici.

3 commenti:

  1. Per assurdo l'omologazione è diventata il segno distintivo. L'esigenza non è più il dire "io sono unico" ma "io sono come te. Mi includi?"
    La paura di restar soli gioca brutti scherzi a tutti quanti. L'importante è sentire di esistere...

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  2. Sottoscrivo tutto quello che dici.
    Certo di volgarità e ignoranza anche il mondo della moda ne distribuisce a piene mani. Basta pensare alle cause intentate per aggiudicarsi la possibilità di copiare le famose suole rosse...
    E cosa dovremmo dire della cafoneria tutta made in Italy dei marchi ipertrofici? Sigle e lettere gigantesche che da sole dovrebbero nobilitare invenzioni stilistiche spesso meno che mediocri.
    E poi anche il modo in cui certi prodotti vengono reclamizzati spesso manca di gusto... da anni la nostra Stazione Termini a Roma è tappezzata di corpi nudi con una striscia di jeans appena percettibile, ogni volta che ci passo davanti mi chiedo se stiano tentando di vendermi un paio di pantaloni o un paio di pettorali.

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  3. INconsapevole grazie per il commento, fortunatamente per te sei tutto tranne che banale! ^__^

    Graziano: viviamo tutti in nel Jersey shore ormai!!! :)

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