lunedì 9 gennaio 2012

Una giornata al museo. Merda d'Artista


Quando si affronta l'annoso argomento della  lettura di un opera d'arte contemporanea,  la relativa  difficoltà di capire cosa effettivamente l'artista "ha voluto dire" la fa da padrona.
Naturalmente mi riferisco a chi non ha studiato arte, ma che per un motivo o per un altro ha avuto modo di vedere una qualche mostra, o che per casi fortuiti si è imbattuto in un opera dal significato, nonché aspetto incomprensibile.
Per chi di loro ha in queste occasioni, reazioni di disapprovazione, sconcerto e rifiuto, reagisce cercando di screditarne il valore avanzando il concetto che l'arte non è Arte  se non rientra  negli schemi  estetici tradizionali, e se non aderisce al concetto di fisicità artistica, di manufatto artistico. Per accreditare la loro tesi tirano in mezzo la bistrattata opera di Piero Manzoni, "Merda d'Artista".


Quasi fosse il jolly da giocarsi quando la partita sembra persa, con voce saccente,
(da leggersi come fa la Littizzetto quando imita i politici sapientoni, che sparano minchiate, pensando di dire verità incontrastabili) esclamano:

-e allora...merda d'artista? la chiami arte quella he?? ma per favore???-


il grande paradosso è che Manzoni con quell'opera ha voluto proprio riflettere sul concetto che loro affannosamente cercano di combattere, e di cui si scandalizzano e in un certo verso si troverebbe dalla loro parte!

Chiarisco subito non voglio dilungarmi con discussioni culturali tipiche del settore, chi già studia arte conosce benissimo, vorrei invece rivolgermi in modo semplice proprio a chi ha voglia di capire, del resto per me è sempre una gran vittoria e soddisfazione far avvicinare chi non conosce l'argomento a capirne dunque, qualcosina in più.
Dopo quel big-bang dell'arte che fu il  ready made di Duchamp, ovvero: il gesto di prendere un oggetto di uso comune come un orinatoio, e ribaltarne significato per semplice dichirazione dell'artista, che lo fa diventare una fontana, semplicemente firmandolo, dopo che con un precursore dell'arte concettuale come il surrealista Magritte  disegna una pipa e si affretta a sciverci sotto: questa non è una pipa, ovvero quella che vedete è una rappresentazione di una pipa, un insieme di colori e segni, che ci danno l'imagine dunque l'idea di una pipa, o di di un qualsiasi altro oggetto, l'arte contemporanea cavalca sempre più forsennatamente questi concetti.

Come potete immaginare allora, la domanda è: che senso ha dipingere, scolpire qualcosa se non è "veramente -vero" quello che rappresento?, tanto vale utilizzare oggetti già esistenti, e firmarli, in qualità di artista dichiarandole opere d'arte!
Con la sua Merda d'artista in pratica Manzoni non fa che criticare, e insieme utilizzare la poetica dell ready made, tirando la corda sino al limite estremo, portandolo al paradosso, quindi:
 - essendo io artista qualsiasi cosa io faccia va bene, posso affermare che è opera d'arte persino la mia merda ...-
"Manzoni concepì l'artista non come un ideale supereroe, ma come una macchina escrementizia: il suo multiplo Merda d'artista, scatole tutte uguali, numerate, supposte contenere la suddetta materia, è l'esempio di questa particolare vena della sua opera(cit.1)"
Manzoni continuerà su questa linea, con l'opera "fiato d'artista" ovvero un palloncino rosso, che conteneva il suo fiato, rigorosamente munito di sigillo di autenticità lasciato sgonfiare al suo destino...
altri esempi saranno le modelle che nude semplicemente firmava sulla pelle, con un pennarello dichiarandole opere d'arte, come possiamo capire qui in ballo non c'è l'opera in sè, non è questo ad essere davvero artistico, ma il gesto, "il concetto", diventando un pioniere del movimento Concettuale.
Sempre su Piero Manzoni vi esorto a cercare l'opera "Socle du monde".

In conclusione, se tanta gente parla, ricorda e si scandalizza per dei vasetti che presumibilmente contengano della cacca, lo trovo davvero meraviglioso, dopotutto non è  uno dei principi e scopi dell'arte quello coinvolgere, riflette dunque scuotere le menti?


Cit.1: Foster, Krauss,Bois, Buchloh, Arte dal 1900 modernismo,Antimodernismo,Postmodernismo, Zanichelli.

7 commenti:

  1. Mi son sentito chiamato in causa in questo post pur essendo ben cosciente di non aver mai screditato l'opera in oggetto.Ora, "credo", "spero"... di aver capito. Grazie! :)
    Interessante il pensiero dell'artista come "macchina escrementizia", interessante se immagino l'arte come "produzione ed espressione di qualcosa che vien dal di dentro" (in questo caso più che mai). Per quanto riguarda la capacità di provocar reazioni, merda d'artista ne mi commuove, ne mi scandalizza. Piuttosto crea un effetto di sufficienza che potrebbe sfociare in un "questo lo sapevo fare anch'io", descritto nel tuo precedente post. Ma se ci pensiamo anche questa è una reazione che anche Manzoni era ben cosciente di creare e che quindi, non può esser del tutto biasimata.

    Un risultato di quest'opera comunque c'è: da decenni fa parlare e interrogare. Un banalotto non ce la farebbe, un artista ce la fa.

    P.S: Mi piace di più il "Socle du Monde", il parallelepipedo rovesciato appoggiato a terra che se lo immaginassimo da una prospettiva ribaltata ed esterna al mondo lo potremmo considerare un vero piedistallo. Mi piace perchè son sempre incuriosito da ciò che mi invita a cambiar prospettiva, guardar le cose con altri occhi.

    Uh, quanto ho parlato! Mai avrei creduto di poter dire tutte 'ste cose sull'arte contemporanea

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  2. Giovy da studioso di arte ha riconosciuto subito l'oggetto in questione, io invece, seppur consapevole della sua esistenza, pensavo che il post fosse ironico e non sono subito arrivato a fare il collegamento con l'operare in se' per se'... tuttivia io sono dell'avviso che l'arte è arte e il fatto che ognuno di noi dia diverse interpretazione la rende tale. Solo l'arte può suscitare diverse reazioni e diverse emozioni, diversamente sarebbe scienza.

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  3. Mi è venuto in mente un passo dell'esame di storia della musica :-)

    "Una delle conseguenze più notevoli dell'orientamento storicistico del consumo musicale del primo Novecento è la sempre minore disponibilità del grande pubblico ad accettare la produzione contemporanea, salvo che essa sia interpretabile come un prolungamento della tradizione. Si verifica dunque una frattura tra grande pubblico e artista, che si traduce nel progressivo isolamento di questi dai normali circuiti musicali, e che determinerà nel giro di pochi anni l'insorgere del fenomeno dell'Avanguardia. Ai problemi sollevati da questa frattura di portata storica si è spesso risposto con una tautologia, motivando l'incomprensione di cui è oggetto il musicista con l'incomprensibilità del suo linguaggio. Ma tale incomprensibilità appare assai più come una conseguenza che non una causa della rottura del rapporto comunicativo musicista-pubblico, nel senso che l'estremismo linguistico dell'Avanguardia diviene possibile appunto perché tale rapporto si è spezzato."

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  4. IN,CONSAPEVOLE il post te lo dedico tutto!!! ^__^ l'ultima frase che hai scritto è proprio ciò che volevo da chi legge quel che scrivo!!

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  5. Fra: ragionamento molto logico... hai ragione! ciao!

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  6. capricornus grazie x questo tuo passaggio, non ho una cultura musicale cosi vasta e sono a digiuno di musica classica....

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  7. Io credo che la citazione dal manuale di storia della musica possa valere anche per le arti figurative :-)

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